Gli ultimi decenni dell’industria della moda sono caratterizzati da una tendenza frenetica che si è poi condensata nel concetto di fast fashion.
Il fast fashion (moda veloce) è un tipo di produzione di capi d’abbigliamento nato a partire dalla fine del secolo scorso e diventato preponderante negli ultimi anni, tanto da coinvolgere un numero sempre più elevato di marchi e aziende che sono stati capaci di creare dei veri e propri imperi commerciali.
Le tendenze mostrate durante le Settimane della moda dai marchi d’Alta Moda vengono utilizzate, da aziende multinazionali di abbigliamento fast fashion, per la riproduzione di collezioni caratterizzate da qualità e tempi nettamente inferiori. Viene applicato il metodo di Produzione a risposta rapida (Quick response manufacturing, QRM): un processo che ha permesso di dimezzare i tempi di esecuzione, facendo sì che le fasi di produzione e consumo siano strettamente collegate in modo da aumentare il coinvolgimento dei consumatori nei negozi e/o sui siti web, stimolando quindi i loro acquisti non più limitati ai cicli stagionali della moda - che rispecchiano quelli delle stagioni solari - ma a cicli molto più brevi che vanno dalle 4 alle 6 settimane circa a seconda del periodo annuale, con un conseguente aumento della quantità di capi prodotti. Questo metodo rende i capi dei veri e propri beni di consumo e non più d’uso. La qualità degli stessi non permette un utilizzo a lungo termine inficiando sia su quello che è il costo relativo di un indumento - qui un approfondimento su cos’è il cost per wear - sia sulla produzione di scarti, inquinamento e su materiale energetico e forza lavoro utilizzati. Un ciclo di produzione-uso che nasce con l’idea di essere breve, apparentemente economico e ripetitivo.
Rana Plaza: spartiacque per la consapevolezza delle condizioni di lavoro nelle industrie tessili
Le conseguenze del fast fashion si riflettono su molteplici piani. Abbiamo conseguenze negative sull’ambiente in termini di risorse utilizzate e inquinamento prodotto (di cui si è già parlato nell’articolo del nostro blog sopracitato). Spesso però non vengono menzionate le terribili conseguenze che gravano sulle persone che lavorano in questa industria, obbligate a condizioni lavorative in contrasto con valori etici di rispetto della dignità e della sicurezza. Si è iniziato a parlare di questi temi soprattutto a seguito del crollo del Rana Plaza: il più grande incidente in una fabbrica tessile dovuto ad un cedimento strutturale, avvenuto nel 2013 a Dacca in Bangladesh. L’edificio presentava danni evidenti che furono ignorati dalle industrie tessili, le quali continuarono ad operare. Morirono più di mille persone e ne rimasero ferite oltre duemila.
In seguito a questo drammatico evento le condizioni lavorative all’interno delle industrie tessili, soprattutto quelle presenti nei paesi in via di sviluppo dove si fanno maggiormente lesive, divennero il bersaglio di numerose riflessioni e critiche da parte di sostenitori di diritti umani e oppositori del fast fashion, che in dieci anni dall’evento sono riuscite a produrre una serie di cambiamenti socio culturali ma anche economici.
Non solo fast fashion: i miglioramenti nell'industria della moda
In contrasto al fast fashion è infatti nato lo slow fashion (moda lenta). Un tipo di produzione di capi che rientra in un movimento culturale più ampio, Movimento Slow, che teorizza un pieno rispetto per l’ambiente, le persone e gli animali, improntato quindi all’ecosostenibilità e di supporto all’artigianalità e ai piccoli produttori. Questo approccio inoltre mira, soprattutto, ad una maggiore consapevolezza degli acquirenti e ad una riduzione del consumismo a vantaggio del riuso ponendo al centro la qualità e la durabilità dei capi, che tornano ad essere considerati dei beni d’uso a lungo termine.
I miglioramenti nell’industria della moda sono tutt’altro che sufficienti. Tanto è ancora il lavoro necessario per allontanarsi il più possibile dal fast fashion e raggiungere standard che siano rispettosi di valori etici. La sostenibilità e lo slow fashion muovono la società e l’industria della moda affinché questi standard possano essere sempre più raggiungibili.